sabato 30 luglio 2011

Il palazzo reale e la sede del partito laburista altri obiettivi del killer di Oslo. Che ha chiesto quante persone aveva ucciso e non ha mostrato alcuna emozione, quando glielo hanno detto


Il palazzo reale a Oslo e, nel riquadro, la sede del partito laburista: erano altri due obiettivi da colpire, secondo Breivik

OSLO- Il palazzo reale norvegese e la sede del partito laburista erano tra gli obiettivi dell'attentatore estremista Anders Behring Breivik. Lo scrive il tabloid norvegese Verdens Gang. "Durante il suo interrogatorio, ha detto di avere in mente altri obiettivi ma che il 22 luglio non c'erano che la sede del governo e Utoya", ha dichiarato al giornale il procuratore Paal-Frederik Hjort Kraby. La polizia ritiene che sia il simbolismo del castello che voleva attaccare, non le persone che vi soggiornano. La ragione per cui intendeva far saltare in aria l'ufficio partito laburista,era legata al fatto che il partito laburista, secondo lui,  “è il responsabile dell’evoluzione  della società multiculturale in Norvegia”. Il motivo per cui ha finito per non cercare di effettuare altri attacchi in quel giorno è stato soltanto legato a problemi logistici. Secondo la polizia per Breivik è stato difficile mettere insieme le bombe,  in quanto la creazione di un ordigno richiede molto tempo comer lui stesso ha scritto anche nel suo “Manifesto”. 
Anders Behring Breivik ha saputo ieri pomeriggio per la prima volta quante persone aveva nei suoi due attacchi terroristici. Lui non ha mostrato alcuna emozione quando glielo hanno detto: d’altro canto continua a mostrare nessun rimorso per il suo omicidio di massa. Dice l'avvocato difensore Geir Lippe City, intervistato da VG: “Non ha avuto alcuna reazione, sia in un modo sia nell'altro. Non ho visto un sorriso, né eventuali segni di delusione. Lui è molto preoccupato dei dettagli. Si interessa di fisica e chimica. Ha risposto alle domande dettagliate circa i farmaci che sono stati trovati nei giubbotti antiproiettile e sul come assemblare le bombe. Non comprende più quanto questa società e la nostra democrazia funzionino”.
Come influisce il fatto che sia in isolamento? 
“Sembra che se lo sopporti bene. Vive in una sorta di bolla, e non capisce le implicazioni di ciò che ha fatto per la società norvegese”. 
L'avvocato ha detto che nel carcere di Ila Brevik ha ricevuto due romanzi. “Non so che libri siano, ma al mio cliente non piacciono”
- Non si trova proprio alcun segno di rimorso per quello che ha fatto? 
“Egli sostiene che le azioni che ha fatto erano necessarie nella lotta che crede di combattere contro la dominazione musulmana d'Europa. Egli si vede come un comandante, che controlla un grande esercito”. 
Nell’interrogatorio di ieri è stata posta a Brevik anche la domanda se ha molti complici e se ci sono più cellule terroristiche. Egli sostiene che era solo negli attacchi, ma ha di nuovo affermato che ci sono due cellule terroristiche in Norvegia e un certo numero di cellule in Europa.

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