martedì 29 novembre 2011

"Suicidio assistito" in Svizzera per Lucio Magri. Era depresso per la morte della moglie

ROMA - Suicidio assistito in Svizzera per Lucio Magri, il fondatore del "Manifesto". A darne notizia il quotidiano da lui fondato e "la Repubblica".
Era stato lo stesso Magri a fare la scelta: "ho deciso di morire", aveva detto prima di decidere tutto "con lucidità", come scrive La Repubblica, "dalla fine alla sepoltura vicino alla sua Mara. 

Gli amici hanno tentato di dissuaderlo ma lui era depresso per la morte della moglie". 
Così Magri, protagonista della sinistra eretica, è morto in Svizzera all'età di 79 anni.

A darne notizia il quotidiano da lui fondato e La Repubblica, che gli dedica due pagine ripercorrendo le tappe della sua storia politica.
«Vivere gli era diventato intollerabile», scrive il quotidiano di Ezio Mauro, raccontando questo ultimo viaggio senza ritorno che Magri ha annunciato solo ai suoi amici più cari, come Luciana Castellina e Valentino Parlato, storici compagni de Il Manifesto. La motivazione? «Una depressione vera, incurabile. Un lento scivolare nel buio provocato da un intreccio di ragioni, pubbliche e private. Sul fallimento politico - conclamato, evidentissimo - s'era innestato il dolore privato per la perdita di una moglie molto amata, Mara, che era il suo filtro con il mondo». Sarà seppellito accanto a lei a Recanati.
Magri nasce a Ferrara il 19 agosto 1932, cresce a Bergamo, prime esperienze politiche, agli inizi degli anni Cinquanta, con la Dc di cui dirige dal 1955 il periodico «Il ribelle e il conformista». Nel 1958 l'adesione al Pci dove nel 1969, sulla scia dei fermenti del 1968, crea il gruppo storico di dissidenti del Manifesto con Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Aldo Natoli; quindi la rivista e l'omonimo quotidiano che esce in edicola il 23 giugno. Il successivo novembre il gruppo viene radiato dal Pci.

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