venerdì 24 febbraio 2012

L’Ocse: l’Italia privatizzi tv, energia e trasporti.


ROMA -  L'Italia deve ridurre le proprieta' dello Stato ''specialmente nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell'energia e dei servizi locali''. E' quanto torna a chiedere l'Ocse nel rapporto sulla crescita dove si rileva come il governo Monti abbia piani per ''realizzare le privatizzazioni''.
Nel suo rapporto l'Ocse, nelle schede dedicate ai singoli paesi mette a confronto le raccomandazioni emanate dall'organizzazione negli ultimi anni e le azioni effettivamente intraprese. Per l'Italia si ricorda come il referendum sull'acqua nel 2011 abbia "rovesciato i piani per privatizzare i servizi del settore". Più in generale il nostro paese, pur avendo progressi su diversi temi come l'educazione terziaria, la decentralizzazione dei salari e la corporate governance, abbia "realizzato poco nella riduzione delle società e servizi a controllo pubblico".
 ''Ammorbidire la protezione del lavoro sui contratti standard'' dice ancora l'Ocse. L'Italia ''non ha ancora intrapreso azioni significative'' ma sta ''considerando una riforma del mercato del lavoro, mirata ad ammorbidire le tutele sui contratti standard'' con ''una riforma welfare per migliorare la rete di sicurezza per i disoccupati''.
Il governo italiano, inoltre, secondo l'organizzazione deve "ridurre le barriere legislative alla concorrenza" in diversi settori, tra cui "le professioni, il commercio al dettaglio e i servizi locali". Il decreto varato a dicembre 2011, sottolinea l'Ocse nel proprio rapporto, "introduceva misure per liberalizzare il commercio al dettaglio", ma queste misure "possono essere in parte sorpassate dalle politiche territoriali delle autorità regionali". Il governo ha però "introdotto misure significative per liberalizzare le professioni e i servizi di trasporto".

Più in generale, e non più solo a riguardo dell'Italia, secondo il rapporto l'attuazione delle riforme strutturali può mitigare l'impatto della crisi, evitando che la disoccupazione resti "su livelli strutturali" e contribuendo a rilanciare "più velocemente" il mercato del lavoro. Secondo l'organizzazione, "un'ampia e ambiziosa agenda di riforme potrebbe portare a una crescita annua del Pil fino all'1%, in media, nei prossimi 10 anni", e le riforme possono rendere la ripresa "più sostenibile e più equa".

Per quanto riguarda la crisi, lo scenario peggiore "è stato evitato", ma anche così "la disoccupazione resterà alta nel corso del 2013", mentre "non si attende un recupero della produzione persa e i bilanci pubblici dovrebbero rimanere sugli stessi livelli insostenibili in molti paesi".

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