lunedì 29 ottobre 2012

New York: non parla la bambinaia assassina. Chiede solo della sua famiglia

I tre fratellini Krim con una zia. La sopravissuta, Nessie, è la prima nella foto

NEW YORK -  Gli investigatori sono tornati ieri a tentare di parlare in ospedale con Joselyn Ortega per cercare di capire, se sarà possibile, che cosa ha scatenato nella bambinaia la furia  omicida nei confronti dei due fratellini Lucia e Leo  Krim, uccisi a coltellate. Ortega, 50 anni, non risponde alle domande, ha detto una fonte. Lei ha invece parlato con un medico dell’ospedale dove è ricoverata per un tenativo di suicidio e "ha chiesto della sua famiglia", ha detto la fonte.
Il portavoce della polizia Paul Browne ha detto che la donna è ancora intubata.
Ortega condivide un appartamento di Harlem con la sorella, la nipote e il figlio di 17 anni, Jesus,  da poco trasferitosi dalla nativa Repubblica Dominicana e che frequenta una scuola superiore del Bronx.
Un mandato di perquisizione eseguita sulla casa della bambinaia avrebbe trovato indizi di un motivo per gli omicidi, secondo una fonte.
I genitori dei due bambini, Kevin Krim e la moglie Marina Linsley Krim, ieri sono rimasti in isolamento con la figlia superstite Nessie, di tre anni e mezzo.
Nessie era stata con la sua mamma a lezioni di nuoto presso il Jewish Community Center nei pressi della casa della famiglia in 75th Street quando la carneficina ha avuto luogo.
Mamma e figlia erano felici e sorridenti mentre uscivano e avevano in programma di incontrare la Ortega, con Lucia e Leo, alla classe di danza di Lucia presso il vicino studio Kaufman  intorno alle 17:00
Ma Joselyn Ortega, che aveva portato a casa i bambini da scuola alle intorno alle 15:30, quel giorno, non si è presentata
Marina Krim è tornato a casa poco dopo 17:30 e ha trovato la tata con la gola  gola in un tentativo apparente di suicidio e i suoi due bambini morti nel bagno.

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