mercoledì 28 agosto 2013

“I have a dream” 50 anni dopo. Dice il figlio di Luther King: c’è ancora molto da fare

WASHINGTON - "A troppi americani vengono ancora offerte opportunità non adeguate per sfuggire alla povertà, alla disoccupazione, alla discriminazione e la violenza". A parlare in questi termini, dalle pagine del 'Washington Post', è Martin Luther King III, il primogenito del pastore attivista per i diritti civili, ricordando la marcia di 50 anni fa a Washington e commentando la partecipazione a quella organizzata in questi giorni per celebrare l'anniversario del famoso discorso del padre, 'I have a dream'.
"La massiccia presenza" e il "meraviglioso spirito dei partecipanti", scrive, è stata una potente testimonianza del sogno duraturo che mio padre, Martin Luther King Jr., ha condiviso con la nostra nazione e con il mondo mezzo secolo fa".
"La data del 28 agosto 1963 - prosegue - fu scelta per commemorare l'ottavo anniversario della brutale uccisione del 14enne Emmett Till. Il clamore che ne è seguito ha contribuito a risvegliare una nuova era di proteste contro l'ingiustizia razziale. Mezzo secolo dopo, tuttavia, i giovani afroamericani hanno ancora buone ragioni per temere la violenza a sfondo razziale".
"La spaventosa ingiustizia razziale inerente alla tragedia di Trayvon Martin ci ricorda che c'è ancora molto da fare", scrive ancora il figlio di Luther king sottolineando inoltre come "non sia possibile realizzare il sogno di una società pacifica fino a quando non avremo attuato un controllo misurato delle armi letali" e come, a mezzo secolo di distanza, ancora risuoni il tema della marcia del 1963 a Washington, "Posti di lavoro e Libertà": "Realizzare il sogno di mio padre comporterà anche la trasformazione della nostra società in una in cui chiunque voglia un lavoro con uno stipendio decente lo possa avere".
"Guardando indietro non posso fare a meno di chiedermi, cosa penserebbe mio padre? Una cosa che sono certo che farebbe è quella di adoperarsi senza sosta per farci lavorare tutti assieme per affrontare le questioni più urgenti di oggi".

"Guardando avanti, non posso fare a meno di chiedermi, cosa ciascuno di noi stia facendo per portare a compimento il sogno di liberta', giustizia ed uguaglianza per tutti".

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