giovedì 28 novembre 2013

La polizia indiana accusa i due marò in base a una legge che prevede la pena di morte


NEW DELHI - Nuova doccia fredda dall'India sul caso marò. La polizia indiana Nia ha infatti presentato un rapporto in cui accusa i due militari italiani in base a una legge che prevede la pena di morte. Lo scrive The Hindustan Times. Gli investigatori avrebbero presentato al ministero degli Interni un rapporto in cui si chiede di perseguire i due militari in base al "Sua Act" che reprime la pirateria marittima con la pena capitale. Tutto ciò "nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi".
Ad una richiesta di conferma dell'esistenza di un suo rapporto in cui si chiede la pena di morte per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la polizia investigativa indiana Nia ha risposto con un "no comment". Consultato telefonicamente sulle notizie pubblicate dall'Hindustan Times, il vice ispettore P.V. Vikraman ha detto soltanto: "Non posso commentare. Non sono in una posizione per poterlo fare".

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