domenica 20 aprile 2014

Morto l’ex pugile “Hurricane” Carter, celebrato in una canzone di Dylan

TORONTO - Rubin "Hurricane" Carter, il pugile la cui condanna per omicidio  era diventato un simbolo internazionale di ingiustizia razziale, è morto a 76 anni.
John Artis, un amico di lunga data e compagno di carcere, ha detto che Carter è morto oggi nel sonno. Era stato colpito da cancro alla prostata a Toronto, patria adottiva del pugile, nativo del New Jersey.
Carter aveva trascorso 19 anni in carcere per tre omicidi avvenuti in una taverna a Paterson, New Jersey, nel 1966. Era stato condannato assieme ad Artis nel 1967 e di nuovo in un processo nel 1976.
Carter era stato liberato nel novembre 1985 quando le sue condanne erano state cancellate dopo anni di appelli. Il suo calvario e le presunte motivazioni razziali dietro di esso sono state raccontate e cantate da Bob Dylan nel 1975  con la canzone "Hurricane". Ci sono poi stati diversi libri e un film del 1999 interpretato da Denzel Washington, che ha ricevuto una nomination agli Academy Award.
Nel giugno del 1966, tre bianchi erano stati uccisi da due uomini neri al Lafayette Bar and Grill a Paterson. Carter e Artis erano stati condannati da una giuria di soli bianchi in gran parte a causa della testimonianza di due ladri che in seguito avevano ritrattato le loro accuse.
A Carter è stato concesso un nuovo processo e brevemente liberato nel 1976, ma poi rimandato per altri nove anni in carcere dopo essere stato condannato in un secondo processo.
Dylan era venuto a conoscenza della condizione di Carter dopo aver letto l'autobiografia del pugile. Aveva incontrato Carter e co-scritto "Hurricane", poi cantato nel suo tour Rolling Thunder Revue nel 1975.
Muhammad Ali aveva pure lui parlato per conto di Carter e molte altre celebrità si erano battute per la sua liberazione.

Carter alla fine era stato rimesso in libertà dal giudice distrettuale H. Lee Sarokin, con la motivazione che l’accusa di Carter era stata "fondata su un appello al razzismo piuttosto sulla ragione e sull'occultamento anziché sulla divulgazione. "

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