martedì 17 giugno 2014

Scontro Procura-Alfano sull’arresto di Bossetti. “Opportuno il riserbo”. La madre: se è lui, deve pagare

Preso dopo un controllo stradale appositamente organizzato dai carabinieri per prelevare il suo DNA, che “non lascia dubbi”. Lui. “Sono sereno"

Massimo Giuseppe Bossetti

BERGAMO - ''Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo'' sul fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, fermato ieri per l'omicidio di Yara Gambirasio. ''Questo - ha spiegato il procuratore Francesco Dettori - anche a tutela dell'indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza''. Il procuratore di Bergamo ha aggiunto che ''il fermo avrà il consueto iter di tutti gli altri''. Gli atti saranno quindi trasmessi entro 48 ore dall'esecuzione del fermo al gip che ne avrà altre 48 per fissare l'udienza e decidere sulla convalida del fermo.
L'arresto "è un grande risultato" frutto di un grande lavoro tecnico-scientifico" replica il ministro dell'Interno Angelino Alfano ribadendo che "per chi delinque il destino è la galera". "La presunzione di innocenza vale per tutti e vale anche in questo caso - ha aggiunto Alfano - saranno gli inquirenti, gli investigatori a fornire tutti gli elementi" relativi all'indagine che ha portato all'arresto dell'uomo".
Un normale controllo stradale, ieri sera, durante il quale è stato sottoposto al test dell'etilometro: con questo espediente i carabinieri hanno estratto il Dna che è risultato "perfettamente coincidente" con quello trovato sugli slip di Yara. E' quello di Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni, padre di tre figli, una sorella gemella, incensurato: è lui - ne sono convinti inquirenti e investigatori che si occupano del caso di Yara Gambirasio - l''Ignoto 1' cui davano la caccia da anni. L'esame del Dna che lo indicava come figlio illegittimo dell'autista di autobus Giuseppe Guerinoni, scomparso nel 1999 e a cui era riconducibile il profilo genetico trovato sugli slip di Yara, sarebbe stata solo l'ultima conferma, perché Bossetti era già stato individuato: apparteneva a quel gruppo di persone che gli investigatori ipotizzavano potessero essere, in qualche modo, coinvolti nel delitto.
Erano partiti dal suo cellulare che era rimasto agganciato alla cella della zona di Brembate di Sopra nelle ore di quel 26 novembre del 2010 quando Yara, 13 anni, promessa della ginnastica artistica, era uscita dalla palestra per tornare a casa, distante poche centinaia di metri, e non era mai tornata.
Dopo tre mesi di ricerche senza sosta, con tutti i mezzi possibili e centinaia di uomini tra forze dell'ordine e volontari della Protezione civile, il suo corpo fu trovato esattamente tre mesi dopo: il 26 febbraio successivo. Bossetti vive a Mapello, che da Brembate di Sopra dista poco più di un chilometro. E' muratore e le indagini si erano in particolare concentrate su chi lavorava nel mondo dell'edilizia: questo a causa delle polveri di calce trovate sul corpo e, soprattutto, nelle vie respiratorie di Yara. Poi c'è stata l'estrazione del Dna e decine di migliaia di comparazioni che avevano portato a Guerinoni. Da qui si erano cominciate a studiare le sue relazioni.
Sono state sentite decine di testimoni, senza trascurare nemmeno la più flebile voce di paese e aveva cominciato a restringersi il cerchio delle donne con cui poteva aver avuto una storia. Alla fine l'hanno trovata e da lei sono arrivati a Bossetti, che i carabinieri del Ros hanno prelevato nel pomeriggio in un cantiere di Dalmine in cui stava lavorando.
Davanti al pm Letizia Ruggeri, che l'ha interrogato nella caserma dei carabinieri di Bergamo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Però ha premesso: "Sono sereno". Di fatto respingendo le accuse. Quando il corteo di vetture con a bordo Bossetti è uscito dalla caserma per portarlo in carcere ci sono stati applausi e incitamenti ai carabinieri. Le decine di persone radunate davanti alla caserma, quando l'uomo è stato portato via, hanno urlato: "assassino" e "devi morire".
Il suo avvocato, Silvia Gazzetti, nominato d'ufficio, ha solo precisato che "l'accusa è in relazione all'omicidio di Yara Gambirasio". Non sa ancora quando dovrà presentarsi per l'udienza di convalida del fermo davanti al gip. E, soprattutto, dovrà chiarire riguardo alla presenza del suo Dna sul cadavere di Yara. Dalle analisi scientifiche svolte da esperti di genetica è risultato, infatti, "altissimo, al punto da non lasciare dubbi", il dato di compatibilità che indica in Bossetti il soggetto che ha lasciato il proprio materiale biologico sul cadavere della ragazzina. Adempimenti finali - dicono gli investigatori - per affermare definitivamente che quella mano omicida non veniva da lontano (come qualcuno ipotizzò, tanto che il marocchino Mohamed Fikri fu fermato e per oltre due anni rimase 'sulla graticola' in attesa di un'archiviazione dall'accusa di omicidio), ma era "dietro l'angolo" e ha vissuto per oltre quattro anni tenendo dentro di sé e con i suoi famigliari il terribile segreto.

"Poteva succedere a un nostro conoscente, invece è successo a noi. Se è stato lui, deve pagare". A dirlo, parlando con una vicina di casa dell'arresto del sospetto assassino di Yara Gambirasio, è stata Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Giuseppe Bossetti. Il discorso della donna è stato ascoltato attraverso il citofono, rimasto aperto, della sua abitazione a Terno d'Isola, paesino della Bergamasca dove vive col marito. Al secondo piano della palazzina di Terno d'Isola, Ester Arzuffi, è chiusa in casa, non risponde al citofono e non vuole rilasciare dichiarazioni. Con lei, nell'abitazione ci sarebbe il marito Giovanni, e due donne. Solo a loro la madre di Bossetti ha aperto la porta. A Terno d'Isola, per un breve periodo dopo il matrimonio, avrebbe vissuto anche il figlio Massimo Giuseppe, assieme alla moglie e madre dei suoi tre figli, Marita Comi. L'uomo è originario di Clusone, ma da anni vive con la famiglia a Mapello. Qui, gli abitanti del paese sanno poco, a sottolineare il carattere schivo di cui si parla. Bossetti è un artigiano con una piccola azienda edile, molto riservato, che oltre al lavoro non sembra avere particolari interessi. Salvo l'amore per gli animali, come si vede anche dal suo profilo Facebook, dove ha pubblicato le immagini di due gatti, due cani e perfino un coniglio. Bossetti sarebbe il nipote biologico della donna di servizio della famiglia Gambirasio.

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