domenica 22 febbraio 2015

JOBS ACT, minoranza dem sulle barricate

ROMA, 22 febbraio - La minoranza Dem non ci sta. E sul Jobs Act attacca senza se e senza ma Matteo Renzi colpevole di aver schiaffeggiato il Pd e di aver creato una gran brutta frattura con il Parlamento. Renzi ha voltato le spalle a quanto era stato deciso dalle Commissioni parlamentari e a quanto era stato votato all'unanimità dal gruppo Pd, tuonano Fassina, Cuperlo,D'Attorre.

Le critiche della Boldrini: "Un uomo solo al comando" - E non sono gli unici a riservare critiche al premier. Severa è infatti anche la posizione della presidente della Camera, Laura Boldrini, che lamenta come il governo abbia ignorato il Parlamento: bisognava considerare le Commissioni, avvertendo anche e soprattutto dei pericoli "dell'uomo solo al comando".

Minoranza dem: "Pronti a lottare sull'Italicum" - E se il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ribadisce che "chi ha voti va avanti", anche la sinistradem ribadisce che andrà avanti, sull'Italicum ad esempio: "Ci batteremo per modificarlo". Tuonano anche i sindacati: "Il governo ha deciso da solo ed ha deciso male", dice Annamaria Furlan; la Cgil chiosa: "Solo ammuina, così non si cambia verso".

Fassina: "Pericolo per la democrazia del Paese" - Poco importa che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, spieghi che "nel 2015 possiamo 'regalare' all'Italia 100-200mila occupati in più". Quello vissuto dalla sinistradem è stato quasi più di un tradimento. "Un pericolo per la democrazia, del Paese e del partito, una deriva plebiscitaria della democrazia", per dirla con Fassina.

"L'Odg votato dalla direzione nazionale del Pd è stato ignorato - spiega - le raccomandazioni ricevute dalle Commissioni parlamentari sono state ignorate, pareri che sono stati votati all'unanimità dal gruppo Pd, maggioranza e minoranza. Questo è un vero e proprio schiaffo al gruppo parlamentare del Pd ed una frattura con il Parlamento. Mi chiedo quale sia il pluralismo interno al partito". Per cosa, poi? "Per una propaganda - tuona ancora Fassina - per qualcosa che riporta l'Italia agli anni Cinquanta, una beffa per i precari ed un danno per i lavoratori".

Cuperlo: "Con Jobs Act persa dignità dei lavoratori" - "Altro che giornata storica, come dice il nostro presidente del Consiglio - carica Gianni Cuperlo - I lavoratori sentono di aver perso qualcosa della loro storia e della loro dignità". E c'è poi Alfredo D'Attorre che parla di un prima - "quello delle promesse di Renzi, della cancellazione di tutte le forme di precariato" - e di un dopo, "quello dell'addio alle tutele". Insomma, "questa è la dimostrazione che Renzi, quando può, ignora il consenso del Pd", dice ancora D'Attorre. E questo essere messi nell'angolo, "ancora una volta", dal premier e soprattutto dal loro segretario, alla sinistradem proprio non va giù.

Serracchiani: "La Boldrini si ricordi che ricopre un ruolo terzo" -Critiche di metodo, dunque. Come quelle della Boldrini alle quali risponde a muso duro Debora Serracchiani: "Spiace che la Presidente della Camera che ricopre un ruolo terzo, di garanzia, si pronunci in questo modo sulle riforme portate avanti dal governo, sapendo bene che il parere delle Commissioni non è vincolante. Quanto all'uomo solo al comando, ricordo sommessamente che il Pd è una squadra di donne e di uomini, che portano avanti un lavoro di gruppo, uno sforzo comune, un'idea di futuro insieme".

Cisl: "Jobs Act è gravissimo errore" - Ma le critiche sono anche di merito. Per la Cisl, con il suo segretario generale, Annamaria Furlan, "manca la svolta", ed è stato commesso un "gravissimo errore" sui licenziamenti collettivi. Certo, c'è un passo in avanti con il contratto a tutele crescenti ma è troppo limitato lo sfoltimento dei contratti. E il merito lo chiama in causa anche la sinistradem per la quale Renzi ha fatto passare la linea europea della flessibilizzazione e svalutazione del lavoro. Non a caso il pacato Cuperlo alla fine decide di rivolgersi proprio al ministro Poletti. "Noi non siamo tifosi del Feyenoord, noi non stiamo qui per sfasciare la Barcaccia - dice -. Pensiamo che la sinistra possa dare una mano a fare la riforma del lavoro perché noi sappiamo bene cosa significa dignità del lavoro. Voi forse no".

Alfano: "Con Renzi fino al 2018" - Se in casa Pd le cose non vanno nel migliore dei modi, Renzi incassa invece l'appoggio di Angelino Alfano. Ncd rivendica compatto il "senso di responsabilità" della sua linea politica e, in nome di quello, chiede al premier Matteo Renzi un Patto di altri tre anni per portare a termine le riforme. "Noi siamo pronti a rinnovare il patto di governo fino al 2018 - ha scandito Alfano -. Senza di noi non ci sarebbe questo governo che, con responsabilità, sta ottenendo risultati straordinari sulle riforme".

Nessun commento: